05/07/11

COLTIVAZIONI IN PIENO CAMPO:PATATE, MAIS E LEGUMINOSE (metodo emilia hazelip)

Coltivazione “pulitrice” delle patate (emilia hazelip)

E’ possibile eliminare la vegetazione spontanea (le “erbacce”) coltivando patate sotto ai
cartoni o vecchi tappeti (di fibra naturale n.d.t.)

Ecco come procedere:
1. Falciate al colletto tutta ,la vegetazione presente e lasciatela sul posto
2. Ricoprite tutta la superficie con vecchi tappeti o cartoni facendo attenzione a nonlasciare scoperta nessuna area.
3. Coprite la superficie di paglia, trucioli di legno, lana di pecora o qualsiasi altromateriale da pacciamatura.
4. Per evitare che il vento sollevi la copertura (soprattutto se di paglia) appoggiatevisopra canne o bastoni finché non spunteranno le patate.
5. Con l’aiuto di un cordino tracciare le linee su cui effettuare l’impianto mantenendouna distanza di 50 cm tra loro.
6. Con una paletta fate dei buchi sui cartoni, se avete usato tappeti avrete bisogno diun coltello. Posizionate una a una le patate (o pezzetti di patata germogliati), sulterreno a 40 cm sulla linea e a quinconce con la linea laterale.
7. Coprire bene con la pacciamatura.
8. Una volta che tutte le patate sono state collocate annaffiate.
9. Per effettuare la raccolta è sufficiente scostare la paglia ai piedi di ogni piantaprendere le patate. Le radici saranno penetrate nel suolo.
N.B. Se i cartoni , i tappeti e la pacciamatura non sono stati posizionati bene, o se il vento li hasmossi, la luce potrebbe arrivare ai tuberi in crescita e sviluppare tracce verdi di solaninasostanza tossica che rende le patate non adatte al consumo.
Coltivazione di patate, mais e leguminose
La superficie coltivabile, il campo, vanno contornati di piante aromatiche come tanaceto,
artemisia, ruta ecc… e da fiori.
Dividete il campo in due parte uguali: Lato A e lato B

PRIMO ANNO

PRIMAVERA
LATO A: PATATE E FAGIOLINI NANI.
Il campo e ben coperto di pacciamatura.Con l’aiuto di una corda indicare la linea di semina.
Collocate le patate distanziate di 1metro e ad una profondità di 5 cm . Piantate le patate in quinconce con la fila precedente. Una volta piantate le patate seminare i fagiolini nani in gruppetti di 3 negli spazi a 50 cm dalle patate.
Raccolta : Coprite il terreno con la pacciamatura dopo aver raccolto le patate, tagliare le piante di fagiolini senza toccare il suolo lasciandole sul posto.

LATO B:
MAIS E FAGIOLINI.
GiustificaPacciamete il terreno, seminate il mais attraverso la pacciamatura a distanza di 1 m in tutte le direzioni. Dopo un mese seminare i fagiolini rampicanti tutt' intorno al piede del mais a una ditanza di 20 cm (+ o - 8 fagiolini ).
Raccolta : Dopo aver raccolto entrambi i prodotti a completa maturità, lasciandoli seccare sulla pianta, tagliate le piante e lasciatele sulterreno. Aggiungete pacciamatura dove dovesse mancarne.

AUTUNNO
LATO A : FAVE E ALTRO.
In attesa di seminare le fave potete occupare le linee con delle cipolline, lattughe, cicoria e lasciando liberi gli spazi dove si trovavano le patate e dove saranno seminate le fave in gruppetti di 5 e distanziarle di un metro in quinconce come stavano le patate.

LATO B : FAVE E ALTRO
In novembre o in primavera, quando seminerete le fave, indicate con l’aiuto di un cordino le nuove linee: a 50 cm da dove si trovava il mais. Se le fave sono state seminate in primavera potete mettere negli spazi, tra le linee, delle cipolline, lattughe o cicorie che saranno colte prima di seminare le fave.
Seminare le fave in gruppi di 3 semi distanziati di un metro negli spazi dove si
trovavano le piante di mais e in quinconce sulle nuove linee.

SECONDO ANNO

PRIMAVERA
LATO A : MAIS E FAGIOLINI.
(vedi primo anno lato b)

LATO B : PATATE E FAGIOLINI NANI.
Le fave piantate in autunno potranno essere raccolte dopo averle fatte seccare come conservazione dei semi. Seminate i fagiolini dopo aver falciato le fave.
(vedi primo anno lato a)

AUTUNNO
LATO A : FAVE E ALTRO
(vedi primo anno lato b)

LATO B : FAVE E ALTRO
(vedi primo anno lato a)

TERZO ANNO

PRIMAVERA
LATO A :PATATE E FAGIOLINI NANI
(vedi secondo anno lato b )

LATO B : MAIS E FAGIOLINI
Seminare il mais tra le fave mantenendo una distanza di un metro sulla linea e tra i ranghi. Dopo la raccolta, falciate le fave e seminate i fagiolini a 20cm tutto intorno alla base del mais...
(vedi primo anno lato b)

AUTUNNO

LATO A : FAVE E ALTRO
(vedi primo anno )

LATO B : FAVE E ALTRO
(vedi primo anno )

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FONTE

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LA PATATA

Caratteristiche botaniche della pianta
La patata (Solanum tuberosum, L.) appartiene alla stessa famiglia botanica (solanacee) del pomodoro, della melanzana, del peperone e del tabacco. È considerata pianta a ciclo annuale, ma per la sua capacità di riprodursi vegetativamente per mezzo di tuberi alcuni la considerano “perenne”.
PARTE AEREA. La parte aerea della pianta è costituita da due o più fusti, tanti quante sono le gemme che si sono sviluppate sul tubero seminato. I fusti possono essere angolosi, fistolosi, ingrossati ai nodi, di varia altezza e colore (dal verde, al bruno, al viola) e il loro portamento può essere più o meno eretto.
Le foglie si inseriscono sullo stelo principale alternatamene; sono di tipo pennato irregolare, di varie dimensioni e colore (dal verde chiaro al verde scuro).
Le parti verdi della patata contengono un alcaloide velenoso, la solanina, presente anche nelle patate quando inverdiscono per l’esposizione alla luce.
Il fiore contiene i caratteri maschili e quelli femminili; è campanulato e riunito in un’infiorescenza a corimbo. La fioritura e la successiva fruttificazione dipendono dalle condizioni climatiche (luce, temperatura, umidità, altitudine, qualità del terreno) e dalle caratteristiche varietali. Alcune varietà di patata non formano gli organi riproduttori e quindi non fioriscono; altre emettono i boccioli floreali, ma i fiori cadono prima di schiudersi; altre fioriscono normalmente e portano i frutti a maturazione. I frutti sono bacche carnose tondeggianti, di colore verde-bruno, verde-violaceo o giallastro, e contengono da 50 a 300 semi reniformi, appiattiti.
PARTE SOTTERRANEA. L’apparato radicale della patata è fascicolare ed è molto sviluppato: in condizioni ottimali, può raggiungere i due metri di profondità, anche se la maggior parte è concentrata nei primi strati superficiali del terreno.
Nella parte sotterranea del fusto si sviluppano gli stoloni, “rami” sotterranei che, ingrossandosi all’apice, danno origine a un tubero. Il numero e la lunghezza degli stoloni dipendono dalla varietà e dalle condizioni del terreno, con una capacità di tuberificazione varia per il numero e la dislocazione intorno alla pianta. Anche il colore, la forma e la dimensione dei tuberi dipendono dalla varietà e dalle condizioni del terreno.
Sui tuberi si distingue una parte apicale (corona), dov’è il numero maggiore di gemme, e una parte ombelicale, dov’è inserito lo stolone.
Inoltre, si distingue una parte dorsale, più o meno convessa, e una parte ventrale, più o meno appiattita. Le gemme più vigorose sono concentrate sulla corona e disposte a spirale sulla superficie. Quando alcune gemme vengono soppresse, se ne sviluppano altre con vigoria inferiore.
Le varietà di patata sono classificate per destinazione (consumo, industria), caratteristiche dei tuberi (forma; colore e aspetto della buccia; colore della pasta) e durata del ciclo (breve, medio, lungo), normalmente compreso fra i 100 e i 150 giorni.

Ciclo colturale
Durante il ciclo colturale della patata, si distinguono le seguenti fasi vegetative: emergenza, accrescimento, fioritura, ingrossamento e maturazione dei tuberi. Ogni fase vegetativa ha esigenze climatiche, idriche e nutrizionali differenti.
Per la fase di emergenza, è determinante la temperatura del suolo: quando è di 3/4 gradi i tuberi restano fermi, in riposo vegetativo; quando sale a 8/10 gradi inizia il germogliamento. In questa fase i ritorni di freddo sono pericolosi, poiché una brinata potrebbe compromettere lo sviluppo della coltura.
Altra fase delicata è la fioritura che avviene 50-60 giorni dopo l’emergenza.
Poco prima della comparsa dei bocci floreali, inizia
l’ingrossamento della parte terminale dello stolone e la formazione dei tuberi: in questa fase, le carenze idriche e nutrizionali possono ripercuotersi negativamente sulla produzione.
La fase di maturazione inizia con il graduale ingiallimento delle foglie e dei fusti e si conclude con il disseccamento della parte sotterranea della pianta. Nello stesso tempo, la buccia dei tuberi tende a indurirsi e a staccarsi sempre più difficilmente dalla polpa. La raccolta deve essere fatta quando i tuberi sono maturi.

Esigenze di clima e terreno
La patata è facilmente adattabile a diversi climi. Nelle zone calde la coltivazione avviene nel periodo invernale-primaverile, mentre in quelle fredde nel periodo primaverile-estivo.
L'alternanza di periodi piovosi e siccitosi porta gravi deformazioni ai tuberi. È indispensabile disporre di impianti di irrigazione.

PARAMETRI CLIMATICI OTTIMALI PER LA COLTIVAZIONE DELLA PATATA

PARAMETRI VALORI CONSIGLIATI
-Temperatura di germogliazione :14/16 gradi
-Temperatura minima biologica: Temperature inferiori a 2 gradi pregiudicano la sopravvivenza delle piante.
-Temperatura ottimale di maturazione: 18/20 gradi
-Temperature massime :Prolungate temperature superiori ai 30 gradi impediscono l’accumulo dei carboidrati nel tubero, con diminuzione del peso specifico.

Oltre alla temperatura, per una buona produzione è importante la disponibilità di acqua, soprattutto nel periodo compreso tra la formazione dei fiori e la fioritura, quando si ingrossano i tuberi.
L’esigenza di acqua diminuisce sul finire del ciclo colturale. Quando è necessaria l’irrigazione si consiglia di intervenire con apporti irrigui costanti e bassi volumi di acqua, per non favorire malattie tipiche da squilibri idrici. Sono sconsigliati gli interventi irrigui in prossimità della raccolta, perché diminuiscono la conservabilità dei tuberi.
La patata ha elevate esigenze idriche variabili in funzione dello stadiovegetativo e se adeguatamente soddisfatte possono influenzare la produzione con perdite qualitative e quantitative. Quando si rende necessaria l'irrigazione è molto importante il volume di acqua da somministrare alla coltura, infatti eccessi e difetti possono compromettere o alterare la produzione.

CONSUMI GIORNALIERI DI ACQUA DELLE COLTURE (MM/G)
Semina 0.6
Emergenza 1,1
Inizio tuberizzazione 2,4
Massimo accrescimento vegetativo 4,3
Ingiallimento fogliare -
Il periodo critico per la coltura viene solitamente compreso tra i 20 giorni prima e i 20 giorni dopo la fioritura, questo è anche il periodo più delicato della nostra coltura, in quanto coincidente con l'ingrossamento dei tuberi. In questa fase sarebbe opportuno che l'umidità del terreno non scendesse al di sotto del 60% dell'acqua massima disponibile. È importante anche il modo di somministrare l'acqua, che deve essere erogata con volumi non eccessivi e a turni ravvicinati, in quanto le radici sono superficiali.

La coltivazione della patata ha bisogno di terreni che non siano di ostacolo per lo sviluppo dei tuberi: i più adatti sono i terreni sciolti e moderatamente acidi.
La tabella seguente mostra le caratteristiche di terreno ottimali per lo sviluppo delle patate confrontate con le caratteristiche medie rilevate sul nostro territorio.

ASPORTAZIONI MEDIE DELLA PATATE CALCOLATE PER UNA PRODUZIONE DI 100 KG

ELEMENTO VALORI DI ASPORTAZIONE (IN KG)
azoto N 4,0
fosforo P2O5 1,5
potassio K2O 6,0
calcio Ca 5,0
magnesio Mg 0,5

Pregermogliamento
Circa 4-6 settimane prima della semina, i tuberi si possono fare pregermogliare, in cassette basse sovrapponibili, in locali illuminati da luce diffusa, con umidità relativa dell’80/90% e temperatura intorno ai 14/15 gradi. Questa pratica permette di anticipare l'emergenza della pianta una volta seminata, di superare il momento critico del germogliamento, di scartare i tuberi che mostrano segni di malattia o germogli filanti. Durante questa fase, i tuberi germogliano in 20/40 giorni e i germogli sani si formano robusti e lunghi 1/1,5 cm.

Semina e Taglio del tubero
video del taglio della patata e della messa a dimora (min. 1',50")
In genere le patate nella zona mediterranea si seminano tra Febbraio e Aprile nelle zone più fredde occorre posticipare.La coltura primaticcia si semina da novembre a febbraio, quella ordinaria in marzo-aprile, quella tardiva in giugno-luglio.
Più che di “semina”, si dovrebbe parlare di “piantamento” dei tuberi o di frammenti di tuberi. I tuberi da semina possono essere di pezzatura grossa, media e piccola. Se si esegue la semina di tuberi interi non si deve andare oltre a una pezzatura media di 50/60 gr/tubero. Con una pezzatura superiore si ricorre alla pratica del taglio. si acquistano nel periodo invernale primaverile, quindi devono essere conservati in magazzini aerati con temperature variabile tra i 4 e i 12 gradi, se possibile stesi su
cassette basse e disposti su uno o due strati. I tuberi devono essere controllati settimanalmente, in modo da eliminare quelli difettosi, filanti e marcescenti.
Il taglio dei tuberi deve essere eseguito qualche giorno prima della semina in modo
che la superficie tagliata possa cicatrizzarsi (“suberificazione”).
Questa pratica non è consigliata nella pataticoltura da semente e in
quella estivo-autunnale di secondo raccolto: in questi casi si consiglia
di scegliere tuberi da seme di piccole dimensioni.

Raccolta e conservazione
Normalmente le operazioni di raccolto iniziano quando il tubero ha raggiunto la sua completa maturazione (maturità fisiologica), questo avviene quando la vegetazione perde gradatamente il colore verde, quindi la parte aerea ingiallisce dal basso verso l’alto fino al completo appassimento della pianta. I tuberi quando sono maturi si staccano facilmente dagli stoloni e la buccia si presenta più o meno suberosa e non viene asportata con la pressione delle dita.
Le operazioni di raccolta devono essere eseguite quando il terreno è in tempera, cioè con il giusto grado di umidità, solo così i tuberi raccolti saranno puliti e asciutti. Quando si raccoglie con terreni eccessivamente umidi si possono originare problemi durante la conservazione.
In alcune zone è diffusa, inoltre, la pratica di lasciare i tuberi nella terra dopo il taglio della pianta, questo permette una più lunga conservazione, il successo di questa pratica è legato alla tipologia del terreno (evitare terreni compatti), e alle condizioni climatiche (evitare le giornate piovose).
Dopo la raccolta, i tuberi devono essere selezionati, scartando quelli lesionati, pulendoli dai detriti terrosi e assicurandosi che siano ben asciutti; solo dopo avere adottato queste precauzioni, i tuberi possono essere collocati in locali idonei alla conservazione.
Si consiglia di lasciare i tuberi al sole per qualche ora prima di immagazzinarli. Per i primi 15 giorni dopo la raccolta, occorre mantenere i tuberi a una temperatura di 12/15 gradi, questo favorisce la cicatrizzazione delle ferite. Dopo questo periodo, occorre fare una cernita eliminando tutti i tuberi lesionati. Da questo momento, si possono sistemare i tuberi in ambiente a temperatura e umidità costante (4/5 gradi, con umidità relativa dell’85-90%), evitando ammassi compatti di tuberi (il cumulo non deve superare più di 90 cm). La conservazione ottimale avviene ponendo i tuberi in due strati dentro cassette basse.

ALCUNE ALTERAZIONI PROVOCATE DA CATTIVA CONSERVAZIONE:
- cuore cavo, dovuto a fattori ambientali e colturali
- maculatura bruna, macchie di colore marrone sulla polpa dovute a stress idrici
- cuore nero, colorazione nerastra della parte centrale del tubero eccesso di anidride carbonica e mancanza di ossigeno durante la conservazione
- addolcimento dei tuberi, quando la temperatura di conservazione scende al di sotto dei 4 gradi per tempi molto lunghi (per rimediare, si pongono le patate a temperatura elevata)
- danni da gelo, colorazione rosa pallido dei tessuti colpiti che trasudano acqua, imbruniscono diventando grigi scuro, possono formare delle cavità: in seguito, si sviluppano marciumi batterici.

Principali avversità della coltura (vedi fonte)
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PISELLI

Semina

Il periodo migliore per piantare i piselli o meglio per la semina dei piselli coincide con la fine dell’ autunno- inizio inverno con riguardo alle zone climatiche calde, fine inverno–inizio primavera per le zone climatiche fredde. Al sud italia l'epoca di semina più comune è novembre (qualche giorno prima del frumento) per far si che all’arrivo dei freddi le piantine siano arrivate allo stadio di 3-4 foglie. A secondo del periodo di semina vengono utilizzate 2 varietà di piselli: la prima a semi lisci più resistenti al freddo (semina autunnale) ed una seconda a semi grinzosi più resistenti al caldo (semina primaverile).
Sono necessari 15 gr circa di semi per mq (circa 80-90 semi a mq)per avere da 50 a 70 piante a metro quadro; peraltro la coltura ramificandosi più o meno riesce a compensare difetti di densità. A seconda del peso medio dei semi, le quantità oscillano da 1,5 a oltre 2,5 Kg/100m2.
Dal punto di vista operativo si tracciano solchi paralleli profondi 8-10 cm nel quale piantare i semi. I solchi devono essere distanziati dai 40 ai 100 cm circa passando dai piselli nani a quelli rampicanti, spazio necessario per gli interventi di manutenzione e per un comodo raccolto. Analogamente, lungo la fila i semi e quindi le piantine vanno distanziate dai 25 agli 80 cm circa passando dalla varietà nana a quella rampicante. Distanze intermedie troviamo per i piselli seminani. I semi vengono coperti con uno strato di terreno di 5-6 cm.

L’altezza.
Fondalmentalmente ci sono tre tipi di piselli per quanto riguarda l’altezza: nani (30/50 cm), mezzarama (80/120 cm) e rampicanti 130/200 cm).
Il pisello nano ha i suoi pregi, anche se è meno produttivo, il suo ciclo colturale è breve e consente di avvicendare una nuova coltura, che potrà avvantaggiarsi dell’azoto che lui avrà fissato nel terreno tramite i suoi tubercoli radicali, immediatamente dopo la sua coltivazione. Inoltre il pisello nano potrà essere coltivato in file “binate”, cioè affiancate a pochi centimetri (7/8) l’una dall’atlra, separate da uno spazio di 50/70 cm. In questo modo le due file “binate” potranno sorreggersi a vicenda con i viticci (un po’ come si fa con le carte quando si costruisce un castello) e fornire nel contempo una produzione maggiore.

Irrigazione.
Tenuto conto che le piante di piselli temono sia la siccità che i ristagni idrici, le irrigazione sono necessaria ma devono essere oculate per frequenza ed intensità. Bisogna intervenire quando il terreno risulta completamente asciutto e non residuano tracce del precedente intervento, evitando di intervenire durante le ore calde della giornata.

Raccolto. Il raccolto dei piselli inizia con l’arrivo della primavera, almeno per la semina autunnale, e si protrae fino alla fine dell’estate. La raccolta deve essere eseguita quando il pisello presenta il giusto grado maturazione (durezza), prossima ai 100 gradi tenderometrici (dopo circa 90-100 gg. dalla semina). I piselli possono essere raccolti a scalare per essere consumati freschi oppure attendere che diventino quasi secchi per essere falciati e trebbiati. Si riescono a produrre 350-450 gr di piselli per mq di terreno coltivato.

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FAVE

SEMINA
Nelle regioni centrali l’epoca ottimale di semina è tra ottobre e novembre; in quelle meridionali la seconda decade di novembre, in modo che le piantine abbiano raggiunto lo stadio di 3-5 foglie prima dell’arrivo dei freddi.
La quantità di seme deve essere tale da assicurare 12-15 piante per metro quadro nel caso di fava grossa, 25-35 nel caso di favette e di 40-60 nel caso di favino.
La semina si fa a file distanti 0,50 m nel caso di fava e favetta, di 0,35-0,40 m nel caso del favino. La semina deve essere piuttosto profonda: 60-80 mm nel caso di fava grossa, 40-50 mm nel caso di favetta e di favino. Sembra che con una semina profonda gli attacchi di orobanche diminuiscano. Nella coltura ortense la fava a seme grosso è seminata a postarelle, deponendo 3-5 seme per buchetta in 4-5 buchette a metro quadro.

RACCOLTA
Le fave possono essere consumate fresche o secche.
La raccolta dei semi secchi si fa quando la pianta è completamente secca e avviene a metà giugno nell’Italia meridionale, a fine di giugno in quella centrale, a metà di luglio nell’Italia settentrionale con semina primaverile.
La produzione di baccelli per il consumo fresco (fava da orto) è dell’ordine di 20-30 t/ha.
La produzione di semi freschi per l’industria è considerata buona quando giunge a 2-3 t/ha.

fonte
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MAIS

Semina. In generale le semine primaverili è bene siano fatte prima possibile. Nel caso del mais per avere nascite non troppo protratte e irregolari bisogna aspettare che la temperatura del terreno si sia stabilmente attestata su almeno 12 °C. Questo livello termico è raggiunto mediamente in aprile:questa è, pertanto, l'epoca usuale di semina nel caso di mais in prima coltura. In questo caso il mais impiega circa 15 giorni a nascere.
In altri casi il mais segue una coltura a raccolta precoce, assumendo il ruolo di coltura intercalare: dopo il taglio di un erbaio (semina a fine maggio); dopo orzo da insilamento, o pisello (la decade di giugno), oppure dopo fru­mento (ai primi di luglio). In questi casi la temperatura è alta e le nascite avvengono dopo 8-10 giorni o anche meno.

IRRIGAZIONE
E’ importante che il mais abbia acqua a sufficienza, perciò si consigliano abbondanti innaffiature a cadenza settimanale in caso di assenza o scarsità di piogge.
Un programma d'irrigazione che voglia coprire al meglio le esigenze di una coltura di mais deve prevedere che l'acqua non difetti nel periodo che va dalla emissione del pennacchio (circa due setti­mane prima della fioritura) fino almeno alla maturazione latteo-cerosa (circa 5-6 settimane dopo la fioritura) per una stagione irrigua di 50-60 giorni al massimo, situata nei mesi centrali dell'estate: luglio e agosto. In questo arco di tempo c'è una fase, quella di fioritura, che è caratterizzata da straordinaria sensibilità alla deficienza idrica e da gravissime conse­guenze di questa sulla produzione. Questa fase, che in un campo di mais dura circa una settimana, è imperativo che si svolga in perfette condizioni idriche perché uno stress che in questo momento provocasse anche un lieve e momentaneo appassimento avrebbe come conseguenza l'infertilità di una quota altissima di ovuli della spiga, con proporzionale, irrecuperabile perdita di produzione.
Prima e dopo la fioritura la deficienza idrica riduce la capacità di assimila­zione della coltura, ma non ha conseguenze così drammatiche come alla fio­ritura.
L'irrigazione deve essere fatta per tempo, prima che la coltura manifesti il benché minimo segno di sofferenza, quindi molto prima del punto di appas­simento.

RACCOLTAInserisci linkSi effettua durante l'intera stagione estiva, prima che la vegetazione (barba) che si trova in cima alla spiga assuma un colore troppo scuro.
La più usuale stagione di raccolta del mais da granella va dalla seconda metà di settembre alla fine di ottobre (e oltre, se la varietà è resi­stente ai marciumi del fusto).
La raccolta può essere fatta in spiga o in granella.
Il primo sistema è quello tradizionalmente seguito quando si raccoglie a mano: le spighe vengono staccate dalla pianta, "scartocciate" (eliminando le brattee che le avvolgono), lasciate essiccare, per poi essere sgranate con mac­china sgranatrice.
Se la granella di mais viene adoperata in azienda per l'alimentazione del bestiame può essere conservata umida, insilata. Il caso più usuale è quello di granella da commerciare secca.

fonte1
fonte2

TOPINAMBUR



Il topinambur (helianthus tuberosus) è anche conosciuto come patata del canada, tartufo di canna, pera di terra. E’ una varietà di girasoli perenni coltivata per il tubero che assomiglia ad una piccola patata
bitorzoluta ma ha un sapore che ricorda il carciofo. E’ una pianta poco appariscente che può crescere fino a 3 metri di altezza con foglie ovali e ruvide.


Il topinambur è una delle migliori piante perenni che si possano coltivare in un orto perché ha poche esigenze e, a differenza di altre piante perenni, inizia a produrre sin dal primo anno. E, a differenza delle piante annuali (pomodori, melanzane, ecc.), una volta piantata non ci si deve preoccupare più di semine e trapianti perché continua a germogliare e moltiplica.

In cucina viene usato come le patate e può essere mangiato anche crudo per aggiungere una nota croccante alle insalate. L’aspetto interessante è che, a differenza delle patate, non contiene amido ma inulina che quando viene digerita non produce glucosio e quindi può essere mangiata dalle persone con il diabete.L'inulina é costituita da una catena di molecole di fruttosio terminanti con glucosio. A seconda della stagione della raccolta la lunghezza delle molecole di inulina varia ed quindi la loro solubilità. Il Turpinambur passa per lo stomaco ed il primo tratto dell'intestino senza venire digerito e solamente nell'ultimo tratto dell'intestino sono presenti dei "bifido" batteri e del lattobacilli in grado di rompere le lunghe molecole dell'helianthus tuberosus il cui carattere fibroso ha un effetto molto positivo sulla flora batterica. Il tubero inoltre é ricco di minerali ed in particolare potassio, magnesio, fosforo e ferro come pure di selenio e zinco. Il topinanmbur é da sempre famoso per ridurre il colesterolo e per stabilizzare la concentrazione dello zucchero nel sangue e dell'acido urico.

QUANDO INTERRARLI

Non è una pianta particolarmente esigente, ha bisogno solo di pieno sole e preferisce zone non ventose. Piantalo all’ inizio della primavera ( da ottobre a marzo) interrando pezzi di tubero che trovi nei negozi di verdura ben forniti. Taglia i tuberi assicurandoti che abbiano almeno un germoglio (occhio). Nel dubbio piantali interi. Mettili in buche profonde 10-15 cm alla distanza di 50 cm l’uno dall’altro.

Il topinambur cresce meglio se innaffiato regolarmente ma, una volta adattatosi, sopporta anche lunghi periodi di siccità.


EMILIA H. :Piante vigorose in campo permanente

Si deve prestare particolare attenzione a dove vengono collocate queste due piante poiché sarà difficile poterle spostare in seguito, inoltre potrebbero “evadere” dalla collocazione prescelta.

Il topinambur colonizza il terreno in profondità propagando stoloni sotterranei su cui si formeranno i tuberi. Ogni tubero lasciato nel terreno sarà in grado di generare molte altre piante.

Privilegiate, per questa coltivazione, uno spazio ai confini dell’orto, non realizzate un bancale ma stabilite una striscia di terreno tutt’intorno allo spazio destinato di 1, 2 metri di larghezza dove farete crescere una leguminosa annuale e, parallelamente a queste ma verso l’esterno delle piante aromatiche e/o medicinali: lavanda, rosmarino, salvia, melissa. Scegliete esclusivamente piante rustiche dal robusto apparato radicale.

Nella striscia di terreno così ottenuta posizionate un tubo da irrigazione (1 tubo per ogni metro di larghezza)

Nella parte dei Topinambur posizionate l’irrigazione mantenendo lo spazio di 1m tra un tubo e l’altro. Coprite il tutto con pacciame.

Piantate i Topinambur a 50cm uno dall’altro in tutte le direzioni.

In autunno, dopo la fioritura e l’avvizzimento della pianta, tagliare la parte aerea e lasciarla sul letto come pacciame.

La raccolta


I tuberi si raccolgono in autunno-inverno dopo che la pianta è seccata. Si estraggono con un forcone come le patate. I tuberi che rimangono nel terreno germoglieranno in primavera.

I topinambur non si conservano bene una volta estratti dal suolo, conviene quindi prelevarli solo al momento del consumo. Aprite il terreno con una forca da sovescio partendo da uno degli angoli all’estremità e proseguendo lungo dei solchi che seminerete immediatamente a fave. (1 x 50cm e a 25cm dai topinambur)

Se abitate in un posto dove, in inverno, il terreno gela e non permette l’estrazione dei tuberi, potete estrarli tutti in una volta e conservarli sotto sabbia asciutta in cantina.

Lasciate, o piantate nuovamente, i topinambur man mano che raccogliete le fave o seminate quest’ultime in primavera di fianco ai topinambur.

La fascia di leguminose intorno al campo sarà a fave o pisellini nani in autunno e fagiolini nani in estate. Dopo ciascuna raccolta falciate le piante e lasciatele sul letto come pacciamatura.

Anche le piante aromatiche potranno essere tagliate una volta all’anno, dopo la fioritura, e utilizzate come pacciamatura per i topinambur.

FONTE1

FONTE2